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I.M.IDE. inquadrare l'Immaginario, rievocare la Memoria, negoziare l'IDEntità

Il progetto nasce nell’estate del 2014, come riflessione sulla rappresentazione audiovisiva della mancata industrializzazione della Sicilia.

Dalla fine degli anni Cinquanta, fino a tutti i Settanta, l’idea di una industrializzazione basata sulla scoperta del petrolio sull’isola viene percepita dal popolo siciliano prima come una grande speranza di sviluppo e poi come fallimento del sogno e tradimento delle promesse di benessere. Gli investimenti delle aziende petrolifere in Sicilia hanno costruito una narrazione luminosa, che prevedeva un recupero del divario economico e sociale tra Nord e Sud del Paese. Ma via via che il mercato della raffinazione entra in crisi, le luci si smorzano e affiorano sinistre le ombre dell’inquinamento e delle malattie ambientali. Il sogno del progresso si trasforma in incubo e la narrazione gioiosa del futuro si muta nel suo contrario grottesco e inquietante.

Cosa fanno il cinema, la televisione e il video in questo gioco rappresentativo? Che direzione prendono? È possibile individuare una narrazione univoca? Oppure si tratta di più linee di racconto tra loro contrapposte e incoerenti? Ragionando intorno a queste domande, mi sono reso conto della presenza di due ostacoli nell’approccio della critica cinematografica. Il primo può essere superato rinunciando alla “purezza” disciplinare di questa ricerca, che può funzionare solo se ibridata con la storia contemporanea, con la sociologia e con l’antropologia. In un’ottica europea della ricerca, bisogna guardare al di là del proprio SSD, per confrontarsi in maniera interdisciplinare, affrontando il tema da diverse prospettive. Il secondo ostacolo è dato dalla natura disomogenea delle fonti. Abituati a cercare l’omogeneità all’interno di un corpus, in questo caso diventa necessario incrociare contenuti audiovisivi di natura differente, realizzati con funzioni e in contesti distanti l’uno dall’altro. Il film a soggetto, conservato nella Cineteca Nazionale, deve incrociare le proprie sequenze con il documentario istituzionale, conservato dall’Istituto Luce, che a sua volta deve confrontarsi con il cortometraggio di finzione, conservato dalla Filmoteca Regionale; tutti questi comunicati audiovisivi entrano a loro volta in un gioco dialogico con i fondi del cinema d’impresa (Archivio Storico dell’Eni di Pomezia e Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa di Ivrea) e con Home Movies, Archivio Nazionale del Film di Famiglia. I due ostacoli sono, insomma, due muri da abbattere: quello del settore disciplinare, che pretende di bastare a se stesso, e quello dell’uniformità dei contenuti da analizzare.

 

I progetti di ricerca che a oggi prevedono uno studio degli archivi di audiovisivi tendono a lasciar fuori tutta la produzione non professionale del cinema di famiglia. Chi, nell’ambito della storia orale (per esempio, gli importanti risultati raggiunti dall’Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano), si occupa di raccogliere interviste e quindi di produrre nuovi comunicati audiovisivi, non li raffronta alle produzioni amatoriali già realizzate in ambito familiare, né ai filmati professionali conservati negli archivi istituzionali o aziendali. Allo stato dell’arte, manca un confronto sistematico tra fonti di natura diversa, per qualità tecnica e per esigenze di rappresentazione.

L’obiettivo principale di I.M.IDE. è dunque l’ampliamento dell’offerta pubblica di documentazione audiovisiva, attraverso la costruzione di una mappa concettuale multimediale, accessibile on-line, di filmati provenienti dai principali archivi istituzionali, aziendali e dall’archivio del cinema amatoriale e di famiglia. Ciò che si propone agli utenti del progetto non sono solo sequenze audiovisive tratte da diverse fonti e slegate tra loro: si offre invece un percorso, con fonti incrociate e corredate da supporti informativo-interpretativi, secondo le regole dell’analisi scientifica dei comunicati audiovisivi.


 

Costruire Identità, riconquistare un progetto di futuro

In una prima fase, si procederà a una preliminare analisi tecnica di supporto e formato; successivamente a quella del linguaggio audiovisivo (le inquadrature, il montaggio, l’utilizzo del sonoro); poi si avvierà un’indagine sui modelli narrativi e si procederà all’identificazione delle formule legate a specifiche tipologie di contenuti audiovisivi (per esempio, i documentari d’impresa o i film di famiglia). Infine verranno presi in esame i problemi di ricezione di carattere sociologico e le categorie dell’antropologia visiva. Si utilizzeranno gli strumenti di quelle scienze umane che utilizzano gli audiovisivi come documenti da comparare in maniera diacronica: urbanistica, storia orale, lieu de mémoire, storia sociale.

I filmati, dopo un processo di ricontestualizzazione e risemantizzazione operato da I.M.IDE., potranno essere utilizzati per ottenere diversi importanti risultati:

1) capire a quali valori e a quali aspetti dell’immaginario sociale del tempo questi film facevano riferimento;

2) stimolare la memoria collettiva e lo scambio tra le generazioni;

3) stimolare la coscienza del territorio con un uso ragionato delle fonti audiovisive da parte delle istituzioni educative;

È fondamentale registrare, durante il processo di fruizione guidata degli audiovisivi, i feedback dei cittadini. Pertanto si prevede un accurato monitoraggio che ne misuri le ricadute sociali.

Leggi la rassegna stampa sul progetto:

articolo generale – 21 novembre 2014 – 27 novembre 20142 dicembre 2014 – 9 dicembre15 dicembre 2014 – 

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