homeland_okhomeland_ok

Narrazioni seriali

Appare ormai chiaro a tutti come le serie televisive rappresentino una quota fondamentale del mercato degli Spettacoli audiovisivi. È possibile perfino individuare una forte discontinuità nel passaggio generazionale che ha visto l’entrata in crisi della fruizione cinematografica nelle sale in favore di una crescente condivisione di narrazioni seriali – scaricate spesso illegalmente o fruite in streaming – attraverso il web. Tale condivisione utilizza soprattutto i social network come cassa di risonanza, nel tentativo di ricostruire un tessuto sociale degli spettatori ormai sdrucito, che possa sostituire o perlomeno ripopolare la comunità di fruitori delle sale, delle rassegne e dei cineforum, ormai quasi in estinzione.

Dopo questa presa di coscienza, gli studiosi di L-Art/06 (Cinema Fotografia Televisione), il Settore Scientifico Disciplinare che è principalmente deputato allo studio delle produzioni audiovisive e riprovisive, considerano impossibile prescindere dallo studio di queste forme di intrattenimento spettacolare. È da considerarsi, cioè, definitivamente saltata la posizione conservatrice che contrapponeva lo studio aulico dell’arte cinematografica alla televisione commerciale, percepita come un medium compromesso con il marketing della vendita pubblicitaria e con la messa in onda di programmi di puro svago, senza alcuna velleità artistica. A occuparsi della televisione sono stati per lungo tempo solo i sociologi e gli economisti, ma al centro di questi studi sull’audience non c’era certo la peculiarità delle narrazioni televisive seriali. C’erano soprattutto Mike Buongiorno e Pippo Baudo, il talk show e, più di recente, il reality.

Oggi la percezione è però cambiata, sicuramente anche a causa dei grandi investimenti da parte degli studios statunitensi nel mercato televisivo e per la scelta di superpagati sceneggiatori, registi emergenti ma di gran talento e attori stranoti, provenienti proprio da quel mondo artistico che finora aveva riguardato solo il cinema mainstream, quello dei premi Oscar, per intenderci. Un ruolo essenziale in questa rapida e profonda trasformazione è stato svolto anche dalle nuove piattaforme di distribuzione, come la televisione tematica satellitare (in Italia soprattutto Sky e Premium) e quella via web (la rivoluzione di Netflix è arrivata anche nel nostro Paese, ma sono presenti altri distributori minori come Tim Vision).

Questa mutazione di prospettiva, invero più economica che artistica, pone un’indiscutibile attenzione su queste nuove forme audiovisive, con un’onda lunga che si riversa anche sulla ricerca accademica. Ad aprire la strada in questo senso è stato sicuramente Guglielmo Pescatore, che dall’Università degli Studi di Bologna ha avviato un percorso di riflessione su questi modelli narrativi. Due sono i principi originali della sua ricerca che reputo fondanti per mettere a fuoco la serialità televisiva: il concetto di narrazioni estese, che assume una declinazione meramente quantitativa, inerente all’influenza che la durata di una storia ha sulla struttura stessa del racconto; e il concetto di ecosistema narrativo, che mette in evidenza l’interazione e l’integrazione tra diversi media (serial, web serie, videogiochi, graphic novel, letteratura, spin-off, merchandising vario) nell’elaborazione di un unico progetto narrativo.

La mia azione scientifica su questa nuova frontiera è basata su due elementi: da una parte il desiderio di riunire, in un tentativo di confronto interdisciplinare, diversi SSD: Drammaturgia musicale, Drammaturgia teatrale, Letterature comparate, Teoria della letteratura; dall’altra vorrei condividere un metodo di analisi sperimentato lungo due anni di assegnazione di tesi di laurea sulle serie televisive. A partire da queste pagine del sito sarà pertanto possibile avviare un confronto su questo metodo, che cercherò di fissare in tre diverse produzioni scientifiche da programmare nei prossimi tre anni.

A breve scadenza, intendo pubblicare un articolo che si limiti a descrivere i tratti essenziali di questo metodo di analisi.

A medio termine, vorrei elaborare un processo più complesso, con un volume monografico che abbia la capacità di evidenziare i risultati dell’applicazione di questo metodo su un corpus di una trentina di casi di studio riconducibili agli ultimi cinque anni di produzione televisiva seriale.

La terza fase è quella in cui vorrei mettere insieme i contributi degli studiosi di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Catania su formule e modelli della narrazione.

true_ok2true_ok2

Cenni sul metodo

A partire dalla fine del 2013, ho assegnato circa quaranta tesi di laurea triennale (meglio definirle “prove finali”), ognuna delle quali copriva dalle due alle tre stagioni di diverse serie televisive.

I candidati hanno prodotto una prima analisi, riproducendo una rappresentazione lineare della narrazione (sinossi), utilizzando il singolo episodio come unità di misura: questo modello prende il nome di wikipedizzazione, in relazione al modo di procedere alla classificazione delle serie da parte della famosa enciclopedia on-line.

Successivamente si è proceduto con la realizzazione di tavole sinottiche, una per ogni stagione presa in esame. La tavola sinottica prevede la disposizione dei personaggi all’interno di un unico spazio, in modo che venga evidenziata la tipologia di relazione che li lega tra loro e l’importanza che assumono all’interno della singola stagione.

Infine, il confronto tra le due rappresentazioni della serie (quella lineare confrontata con quella sinottica) produce una comprensione più profonda e precisa della struttura narrativa della serie.

È proprio la scelta di concentrare l’analisi di una serie televisiva sulla base della struttura narrativa adottata che propone naturalmente un’apertura di dialogo interdisciplinare con gli altri SSD, legati alla costruzione del racconto letterario o della drammaturgia musicale e teatrale.

twd3_oktwd3_ok